Di come il tic all’occhio mi ha fatto scoprire l’acqua calda e di come sia importante saper ascoltare i messaggi del proprio corpo.
Diversi giorni fa mi sono accorta di avere una specie di tic ad un occhio: la palpebra inferiore dell’occhio destro pulsava.
Non che mi desse particolare fastidio, una cosa di poco conto, anzi, a dire il vero, me ne accorsi solo perché la mattina solitamente quando mi lavo, mi specchio e mi guardo negli occhi.
E così senza farci particolare caso i primi tempi, ma controllando periodicamente poi, man mano che passavano i giorni, mi sono accorta che questo spasmo non accennava a smettere.
Un racconto e un film
Il mio tic all’occhio mi ha ricordato un film con Ugo Tognazzi e un racconto di Dino Buzzati, da cui il film è tratto, che avevo letto, e che avevo visto, anni fa.
Per chi volesse approfondire, vi consiglio la lettura del racconto, “Sette piani”, e la visione del film, “Il fischio al naso”.
Per fortuna, a differenza dei due protagonisti, del racconto e del film, l’epilogo di questa mia storia è stato a lieto fine.
Ma andiamo con ordine.
Visto che il tic all’occhio non voleva saperne di passare sono andata a gugolare questo sintomo alla ricerca di quale potesse essere la causa.
Ora, oltre ad eventuali gravi patologie che ho preferito scartare a priori, le cause potevano essere ricondotte a: pressione alta, stanchezza, squilibri nutrizionali, affaticamento oculare, stress.
Così le ho analizzate una per una.
Pressione: normalmente è perfetta, ma per sicurezza l’ho misurata e, infatti, era perfetta.
Stanchezza: dormo piuttosto bene e sopratutto non c’erano state nei giorni antecedenti il problema particolari variazioni, né in termini di qualità né di quantità.
Squilibri nutrizionali: da anni mantengo un’alimentazione il più possibile attenta e varia, ricca di frutta e verdura e, anche in questo caso, nessuna precedente variazione da segnalare.
Affaticamento oculare: ecco, questo forse sì, molte, troppe ore davanti ad un monitor.
Da un anno a questa parte, escludendo qualche breve “finestra” di libertà, a causa del susseguirsi dei vari lock down ho necessariamente passato buona parte del mio tempo davanti ad un monitor, a leggere, studiare, scrivere, per creare contenuti da condividere con voi, visto che purtroppo non mi è consentito accompagnarvi in natura.
Stress: la pandemia, i lock down, lo stare chiusi in casa molti giorni di fila, le preoccupazioni lavorative ed economiche, la scarsa possibilità di fare movimento, per quanto faccia ginnastica tutte le mattine…sì, forse il mio corpo mi stava lanciando un segnale inequivocabile.
Il lieto fine
E allora che fare?? In quali rimedi potevo sperare, per guarire? Tornai su google per cercare una risposta.
Impacchi, collirio, auto massaggio: nulla.
Ho cambiato occhiali, ne ho un paio più nuovi: nulla.
Stare lontana dal computer, per un giorno mi sono dedicata a fare le pulizie in casa e ho limitato anche l’uso del cellulare allo stretto necessario: nulla.
Qualche giorno fa sono andata a camminare in montagna, solo qualche ora, 5-6 km e, ripensandoci, era proprio da un po’ che non lo facevo.
Il giorno successivo, poi, sono riuscita ad infilare un sopralluogo di un’escursione, che voglio proporvi appena sarà possibile tornare a camminare. Ho fatto una camminata un po’ più lunga, sui 15 km e sono stata in giro quasi tutto il giorno.
Una volta a casa, ho fatto una bella doccia e, pulendo il vetro dello specchio appannato, mi sono vista riflessa nello specchio: un bel colorito abbronzato, un sorriso soddisfatto e, guarda tu, il tic all’occhio non c’era più!
La ricetta per guarire alla fine l’ho trovata e, come si dice, è stata la scoperta dell’acqua calda.
Stare in Natura, il cammino, la meraviglia sono la mia cura!!!
Camminare, lasciare spaziare lo sguardo, immergermi nella natura, respirare a pieni polmoni mi fa stare bene. Ma non solo bene, proprio bene, bene, bene, bene!